Staminali per "riparare" il cuore
Stimolano la guarigione delle cellule
La ricerca sulle cellule staminali ha rappresentato una delle grandi promesse per il futuro della medicina. Ma a che punto siamo davvero in cardiologia?
Il giornalista Giovanni Sabato lo ha chiesto al Prof. Giulio Pompilio, cardiochirurgo e vicedirettore scientifico del Centro Cardiologico Monzino:
"Di riparare con cellule staminali cuori colpiti dall’infarto, o da altre malattie, si parla da almeno quindici anni" - spiega il Professor Pompilio - "Ma finora in cardiologia non c’è alcuna terapia cellulare approvata dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e l’idea al momento resta ancora un sogno. Il difficile infatti non è solo ricreare i miliardi di cellule muscolari uccise dall’infarto, ma soprattutto far sì che si rimettano insieme ricostruendo la corretta struttura dell’organo, per battere in sincronia".
Ma non tutto è perduto: "Se in un tessuto danneggiato le staminali non rimpiazzano le cellule morte, aiutano però quelle sopravvissute, liberando sostanze che proteggono le cellule in sofferenza, sia dei piccoli vasi sanguigni sia della muscolatura. Potremmo quindi somministrarle durante un infarto, per ridurre il danno in corso, o dopo, per evitare il logorio da superlavoro della muscolatura superstite”. - continua Pompilio - "La meta non è ancora a portata di mano, ma si sono fatti molti progressi, trovando per esempio cellule dall’azione cardioprotettiva più potente."
Al Monzino per esempio lavoriamo sull’angina refrattaria, vale a dire quel dolore dovuto a vasi sanguigni del cuore occlusi, che non risponde alle terapie abituali. Quindi somministriamo cellule che formino nuovi vasi: i primi dati sembrano positivi. E come i nostri sono in corso tanti altri studi: i prossimi cinque anni saranno decisivi.
Per saperne di più, vai all'articolo di Focus Extra allegato di seguito