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I frutti della ricerca, protagonisti i giovani

www.ricercamonzino.it chiude la terza edizione con un bilancio tutto positivo

15 Marzo Mar 2017 0000 8 years ago
  • Elena Tremoli

Si è svolto pochi giorni fa presso l'Aula magna del Monzino il meeting www.ricercamonzino.it, in cui i ricercatori e i medici dell’unico ospedale d’Italia dedicato esclusivamente al cuore hanno riferito sull’attività di ricerca dell’Istituto e ne hanno discusso i nuovi sviluppi, con un'attenzione particolare sui biomarcatori in campo cardiovascolare. All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, Maria Novella Luciani, Gaetano Guglielmi e Giselda Scalera della Direzione generale della ricerca e dell’innovazione in sanità del Ministero della salute, e il Prof. Luigi Rossi Bernardi, Direttore Scientifico di Multimedica.

«Il Centro Cardiologico Monzino, così come l’Istituto Europeo di Oncologia, è un’eccellenza difficile da replicare –afferma in apertura l’AD del Gruppo, Ing. Mauro Melis–, e per difendere la validità del suo modello di ricerca e di clinica è importante salvaguardare la sua natura no profit».

Prof.ssa Elena Tremoli

La due giorni scientifica www.ricercamonzino.it vede protagonisti i giovani, che stanno compiendo molti sacrifici per fare ricerca nel nostro Paese. Il Centro Cardiologico Monzino permette a tutti loro di portare avanti una ricerca veramente indipendente.

Elena Tremoli, Direttore scientifico del Monzino 

«Si è detto del Monzino che sarebbe un istituto non abbastanza grande, – aggiunge il Prof. Cesare Fiorentini, Direttore Sviluppo Area Clinica del Monzino – noi siamo invece convinti che la dimensione del nostro Istituto ha sempre consentito di produrre frutti eccellenti, come dimostrano i risultati della nostra ricerca scientifica».

L’impronta scientifica internazionale del Monzino

In effetti, dall’analisi delle impronte lasciate dai ricercatori attraverso le loro pubblicazioni, – spiegano Maria Novella Luciani e Gaetano Guglielmi – il Monzino è molto più grande di quanto si pensi. Il suo profilo è fortemente internazionale, e caratterizzato da radicati legami di collaborazione con numerosi e prestigiosi centri di ricerca in Europa, nelle Americhe, in Cina”.

Dai programmi innovativi alla condivisione dei dati

«Le patologie cardiovascolari sono quelle che costano di più alla collettività. E, verosimilmente, allo stato attuale delle conoscenze, non riusciremo a ridurre tale peso economico nei prossimi 5 o 10 anni, un peso che anzi dovrebbe raddoppiare» – spiega Elena Tremoli. «Quello che abbiamo fatto negli anni precedenti è stato utilizzare i fattori di rischio e i predittori che già conosciamo: poche variabili che individuano solo una ridotta quantità di pazienti. Oggi invece è necessario un deciso cambio di prospettiva, che prevede la valutazione di molteplici variabili utilizzando informazioni provenienti dalle cosiddette “scienze omiche”, come genomica, trascrittomica, proteomica, metabolomica e dei dati sociali e psicologici individuali e ambientali. Tutto questo ci permetterà di identificare le vie che contribuiscono alla patogenesi delle malattie cardiovascolari complesse».

Ecco perché, nelle tre edizioni fino ad oggi realizzate, anche il focus di “www.ricercamonzino” è cambiato. Prosegue Elena Tremoli: «Non casualmente, dal racconto dei nostri risultati e degli aspetti specifici da sviluppare, che ha caratterizzato il programma delle due edizioni precedenti, siamo passati quest’anno a una discussione più generale sulla ricerca nel campo dei biomarcatori, guardandoli però con spirito critico, soprattutto perché non possiamo trasferire automaticamente all’ambito cardiovascolare l’esperienza maturata in altri ambiti, per esempio nell’oncologia».

Necessaria oggi la capacità di fare rete

Per condurre in modo efficace ricerche così complesse occorre una collaborazione multidisciplinare, come quella resa possibile dalla Rete cardiologica concretizzata per iniziativa del Ministero della Salute, a cui partecipano attualmente 17 istituti tra cui il Monzino. «Scopo della rete è promuovere la ricerca, costruire piattaforme cliniche e sperimentali comuni, migliorare gli standard di trattamento e promuovere programmi di formazione e di carriera comuni per i giovani ricercatori e clinici», conclude la Prof.ssa Elena Tremoli.