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Un lutto può mandare in tilt il cuore?

Secondo un recente studio sembrerebbe di sì. Il commento del Prof. Cesare Fiorentini sul Corriere della Sera

5 Maggio Mag 2016 0000 9 years ago
  • Fiorentini_2

    Cesare Fiorentini

Un ampio studio danese, recentemente pubblicato sulla rivista Open Heart, ha evidenziato che nei dodici mesi successivi alla perdita di un partner, le probabilità di soffrire di fibrillazione atriale - l'aritmia cardiaca più diffusa e responsabile, da sola, del 25% di tuttii i casi di ictus - aumentano del 41%.

«I colleghi danesi hanno riscontrato che uno stress di notevole impatto psicologico, come appunto può essere la perdita di un partner, sia in grado di causare una fragilità cardiaca che si esplica con la fibrillazione atriale, la cui probabilità di comparsa è più frequente nelle prime due settimane successive al lutto, fino a calare progressivamente, arrivando di nuovo a zero dopo due anni», chiarisce il Prof. Cesare Fiorentini, Direttore Area Clinica del Centro Cardiologico Monzino.

Lo studio ha osservato inoltre che esiste un maggior rischio nelle persone più giovani e nei casi in cui la perdita sia stata improvvisa; una possibile spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che quando nel cuore c'è tono simpatico vivace, l'episodio di fibrillazione atriale possa innescarsi più facilmente

Prof. Cesare Fiorentini

Si potrebbe essere tentati di associare il disturbo della fibrillazione atriale alla cardiomiopatia di Tako-tsubo, altrimenti nota come “sindrome del cuore spezzato”. Questa, si verifica in particolar modo nelle donne in seguito a un evento doloroso o a uno stress cronico provocando una deformazione del ventricolo sinistro del cuore con sintomi simili a quelli dell'infarto. Ma in realtà esistono differenze profonde tra le due patologie: «la più importante - sottolinea Fiorentini - è legata al fatto che nello studio danese si è visto come il sesso non incida sul determinismo della fibrillazione atriale. In altre parole, contrariamente alla sindrome di Tako-tsubo, che colpisce soprattutto le donne in post-menopausa, non c'è differenza fra perdere il marito o la moglie, ma è il lutto in sé a scatenare la fibrillazione atriale».

Per maggiori informazioni, leggi l'articolo su Corriere.it


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