Progetto “Epifania”: alla ricerca di indicatori prognostici personalizzati

È possibile prevedere se e in quale forma si manifesterà il primo evento clinico nelle persone con aterosclerosi coronarica subclinica non ostruttiva? Genetisti, cardiologi e cardio-radiologi del Monzino sono impegnati in un importante progetto di ricerca quinquennale per trovare una risposta. [Colombo G, Ravagnani PM, Pepi M]

Il paziente tipo dello studio. Il caso del signor Mario

Nell’età adulta, Mario non ha mai sofferto di malattie importanti, mai un sintomo che possa far sospettare un problema, tantomeno cardiovascolare. Soltanto suo padre ha avuto un infarto, più o meno alla sua età, ma poi si è ripreso e ora si porta abbastanza bene i suoi 85 anni.

All’Ecg, il medico trova qualche modesta anomalia del tracciato di Mario. Così, gli prescrive un nuovo Ecg, questa volta da sforzo. Passano settimane prima che riesca a farlo. Ma anche dopo questo nuovo test il dubbio permane: bisogna approfondire. A questo punto, Mario viene inviato a fare una tomografia computerizzata, una angio-TC. Ma ci vuole un mese prima che si liberi un posto. E nell’attesa Mario è un po’ meno di buon umore, un po’ meno proattivo.

Il test evidenzia una placca ateromatosa calcifica in una delle arterie coronarie (figura 1). Una placca ancora non ostruttiva, ma pur sempre una placca. Per capire che cosa fare occorre un nuovo approfondimento, un’ecocardiografia da stress. Niente di invasivo, ma ormai Mario è in ballo da diverso tempo ed è verosimilmente sempre più preoccupato. Però, l’ecografia risulta negativa: non si evidenzia alcuna significativa conseguenza funzionale di quella placca.

Tutto è bene quel che finisce bene? Purtroppo no. Al signor Mario gli specialisti che lo hanno esaminato rispondono che, con le attuali conoscenze scientifiche e basandosi sulle più recenti linee guida internazionali, possono dirgli soltanto che non è a rischio zero. Ma che cosa vuol dire?, – chiede Mario, che ormai ha perso quasi tutto il suo autocontrollo. – Significa che può venirmi un infarto? Ma non posso fare niente per evitarlo? Non potete darmi qualcosa? I medici scuotono il capo; sono davvero dispiaciuti. Da questo momento, gli rispondono, lei diventa in effetti un osservato speciale. Ma non possiamo fare nulla per trattarla preventivamente, con le attuali linee guida. Faccia attenzione al suo stile di vita. Lei non fuma, e questo è bene. Ma è un po’ sovrappeso. Deve dimagrire e fare attività fisica. Si faccia controllare regolarmente la pressione e occhio al colesterolo e alla glicemia.

Ecco. Se il signor Mario se ne va confuso, turbato, forse perfino arrabbiato, nessuno può dargli torto.

Anche perché, due anni dopo, una coronarografia effettuata a seguito della comparsa di sintomi mostra che quella placca è divenuta critica (figura 2). Che cosa ha determinato questa evoluzione?

Figura 1. Al primo controllo effettuato dal signor Mario, la TC evidenzia una lesione non meritevole di trattamento.

Figura 2. Due anni dopo, il signor Mario diventa sintomatico. Alla coronarografia si evidenzia una lesione critica.