Progetto “Epifania”: alla ricerca di indicatori prognostici personalizzati
È possibile prevedere se e in quale forma si manifesterà il primo evento clinico nelle persone con aterosclerosi coronarica subclinica non ostruttiva? Genetisti, cardiologi e cardio-radiologi del Monzino sono impegnati in un importante progetto di ricerca quinquennale per trovare una risposta. [Colombo G, Ravagnani PM, Pepi M]
- Progetto “Epifania”: che cos'è?
- Lo studio in breve
- Lo studio in dettaglio
- Basi razionali
- Il paziente tipo
- Le risorse
Chi partecipa allo studio?
Arruolamento. Parteciperanno allo studio tutti i pazienti che saranno stati inviati al Monzino per una TC in assenza di sintomi e che accetteranno di firmare il relativo consenso informato. Sono attesi 1.000 pazienti.
In che cosa consiste lo studio, dal punto di vista dei pazienti arruolati?
Prima fase. Durante la TC sarà effettuato un prelievo ematico, utilizzando la stessa ago-cannula impiegata per iniettare il mezzo di contrasto (e dunque senza alcuna invasività aggiuntivas). Seguirà una normale visita medica con anamnesi personale, per raccogliere tutte le informazioni sui fattori di rischio noti. Il prelievo sarà raccolto in una biobanca specifica, per studiare le caratteristiche genetiche dei partecipanti allo studio e per correlare i loro profili genetico-molecolari con le caratteristiche TC di placca ed eventuali marcatori che potrebbero essere individuati in futuro. Nello studio genetico, ci concentreremo sul trascrittoma, con un particolare metodo che ci permette di vedere insieme sia il genotipo sia il fenotipo.
Ogni sei mesi, i partecipanti riceveranno un recall telefonico (a meno che non si siano nel frattempo manifestati problemi cardiovascolari per i quali saranno allora seguiti dal nostro centro).
Seconda fase. A due anni dalla prima TC, i pazienti con aterosclerosi sub-ostruttiva saranno invitati a rifare una seconda TC e un nuovo prelievo ematico, per verificare se oltre ad elementi basali vi siano caratteristiche di progressione a due anni predittive dell’evoluzione della placca.
A cinque anni. I pazienti saranno poi seguiti per altri tre anni per poter contare su un periodo di osservazione sufficiente.
Quali sono gli obiettivi?
L’ambizione è quella di ricostruire una sorta di architettura molecolare per classificare questi pazienti in modo più specifico. Ciò è già possibile, per esempio, con i tumori: mentre possiamo presumere che la neoplasia sia un processo progressivo e più o meno prevedibile, l’evento cardiovascolare è questione di tutto o nulla, si verifica oppure no. La malattia che lo origina, cioè l’aterosclerosi coronarica, può restare silente per anni o per sempre, oppure può dare seguito a una trombosi con esiti devastanti, senza che noi possiamo sapere quali ne sono stati i fattori scatenanti.
Per di più, in oncologia, è possibile individuare il tipo molecolare di tumore e (oggi sempre più spesso) ricorrere a trattamenti specifici o personalizzati. Al contrario, nell’aterosclerosi non abbiamo elementi per distinguere dal punto di vista molecolare una manifestazione dall’altra e dunque non possiamo personalizzare un trattamento in funzione delle diverse tipologie di aterosclerosi coronarica.
Come funziona in pratica il Progetto?
Con la TC, per ciascun paziente arruolato saranno individuate quali, quante e dove sono le placche, e di che tipo sono. Quindi incroceremo il dato di imaging (la presenza di una o più placche ateromatose), con i dati genetici ottenuti analizzando il sangue prelevato al paziente.
A distanza di due anni e poi dei successivi tre anni, si vedrà se la placca si è modificata dal punto di vista del suo aspetto alla TC, e se questa evoluzione fenotipica si associa a qualche cambiamento rilevabile nei dati molecolari. In questo modo, costruiremo uno score genetico di base, – in un certo senso in aggiunta allo score dello studio Framingham, – che si associ all’eventuale infarto o altro evento incidente. Tale score potrebbe diventare un predittore oppure un indicatore di progressione.