Curare il cuore al tempo della pandemia
La rivista scientifica "European Journal of Preventive Cardiology" descrive l'organizzazione del Monzino durante l'emergenza
"È male minore l'agitarsi nel dubbio che il riposare nell'errore”.
Cita I promessi sposi l’articolo firmato da un gruppo di medici del Centro Cardiologico Monzino e Università degli Studi di Milano, pubblicato sullo European Journal of Preventive Cardiology, che descrive come l’Unità di Scompenso e Cardiologia dell’ospedale ha affrontato la pandemia, curando i pazienti con Covid-19 e malattie cardiovascolari.
«La velocità travolgente dell’emergenza sanitaria ci ha costretto a cambiare rapidamente il modo in cui eravamo strutturati e prendere decisioni innovative con rapidità - spiega Piergiuseppe Agostoni, Responsabile dell’Unità Scompenso e Cardiologia Clinica del Monzino e Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Milano -. L’organizzazione dell’attività in tutto l’ospedale è cambiata adattandosi all’evolversi dei dati epidemiologici, dei bisogni clinici emergenti e delle disposizioni regionali e governative».
A marzo Regione Lombardia ha identificato il Monzino come un HUB (centro di riferimento) per il trattamento delle emergenze cardiovascolari. Questo significa che sono stati trasferiti al Monzino i pazienti che necessitavano procedure di cardiochirurgia, cardiologia interventistica e aritmologia, provenienti da altri ospedali in prima linea nel trattamento dei soggetti con infezione da Coronavirus. Ma al tempo stesso anche i pazienti positivi al Covid-19 aumentavano progressivamente. Sono stati quindi definiti percorsi specifici per i pazienti che accedevano all’ospedale in emergenza, e separati i reparti con pazienti potenzialmente, o sicuramente, affetti da infezione da Coronavirus isolandoli dal resto dell’ospedale.
«La nostra Unità in particolare - continua il Professor Piergiuseppe Agostoni - è stata divisa in tre aree distinte, caratterizzate da personale e percorsi dedicati: una zona “verde”, completamente Covid-free; una zona “rossa”, dove sono stati ricoverati e isolati i pazienti cardiopatici con Sars-Cov-2; e una zona “rosa” in cui i pazienti “dubbi” che accedevano al nostro Pronto Soccorso sono stati tutelati con misure di precauzione molto avanzate».
«Questa riorganizzazione ci ha permesso, da un lato, di continuare a trattare le emergenze e curare i pazienti cardiovascolari proteggendoli da eventuali rischi di contagio ospedaliero; dall’altro lato, abbiamo gestito il numero crescente di pazienti cardiopatici con infezione da SARS-Cov-2 con un’organizzazione che ha integrato la massima protezione ai più elevati standard di cura. Così siamo riusciti a garantire cure salvavita nonostante il Covid-19, in settimane che non dimenticheremo, in cui tutto è cambiato, eccetto il nostro essere medici» - concludono gli autori.
Il pdf dell'articolo è disponibile a questo link: https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/2047487320925632
Reference
Agostoni P., Mapelli M., Conte E., Baggiano A., Assanelli E., Apostolo A., Alimento M., Berna G., Guglielmo M., Muratori M., Susini F., Palermo P., Pezzuto B., Salvioni E., Sudati A., Vignati C., Merlino L. Cardiac patient care during a pandemic: how to reorganise a heart failure unit at the time of COVID-19. Eur J Prev Cardiol 2020 May 16;2047487320925632. doi: 10.1177/2047487320925632.