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Quanto è “Social” il digitale in Sanità?

16 Settembre Set 2019 0000 5 years ago
  • Damiano Baldassarre

Le istituzioni sanitarie dovrebbero usare di più gli strumenti di comunicazione digitale, in particolare i social media. Anche per combattere le fake news e promuovere la prevenzione di precisione.


L'impatto della digitalizzazione dei servizi sanitari sta diventando sempre più importante e dovrebbe crescere ulteriormente in futuro, investendo il paziente, che dovrebbe diventare soggetto attivo e non più solo passivo. Gli smartphone e le App stanno trasformando rapidamente e radicalmente il sistema di cura e di assistenza, in particolare delle persone con patologie croniche.

Ma quanto è “Social” il digitale in Sanità, nelle Asl e negli ospedali?

Secondo una recente survey, – condotta da Eugenio Santoro, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, in collaborazione con Alessandro Lovari, del Dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia dell’Università degli Studi di Cagliari e con il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile della Università Bicocca di Milano, – il 62% delle ASL italiane ha un account attivo su almeno una piattaforma di social media (soprattutto Facebook, YouTube e Twitter, nell’ordine), ma i Social sono ancora visti come la versione digitale delle bacheche che riempiono i corridoi di Asl e ospedali.

I post su tali account, – evidenziano gli Autori, – riguardano prevalentemente la promozione di eventi, l’informazione sui servizi e le campagne di comunicazione istituzionali, mentre rimane marginale la comunicazione per favorire l’empowerment dei cittadini e per diffondere contenuti riferibili alla promozione della salute”. E il livello di engagement (cioè il coinvolgimento attivo attraverso le reazioni ai post pubblicati come “like”, condivisioni e commenti) dell’utente rimane decisamente basso.

Eppure, ­ come sottolinea Cristina Da Rold in un interessante articolo su Micron, rivista realizzata da Arpa Umbria e diretta da Walter Ganapini, – la comunicazione online è molto di più della semplice trasmissione di informazioni “di servizio”. Significa anzitutto fare prevenzione, promuovendo le buone pratiche di salute e offrendo agli utenti contenuti che non hanno necessariamente un’utilità immediata per l’istituzione sanitaria, ma ne hanno molta, in prospettiva, per la salute delle persone (consigli sull’attività fisica, sull’alimentazione, sullo screening, ecc).

Ma il digitale può contribuire alla prevenzione cardiovascolare?

Al Centro Cardiologico Monzino IRCCS credono di sì. Tanto è vero che la Direzione Scientifica ha attivato un Gruppo di lavoro, coordinato dal prof. Damiano Baldassarre, Responsabile dell’Unità per lo Studio della morfologia e della funzione arteriosa, per elaborare studi, progetti, contenuti ed eventi di prevenzione cardiovascolare che integrino gli strumenti e le tecnologie digitali di comunicazione-relazione per raggiungere nuove categorie di persone “potenzialmente sane” o comunque non ancora pazienti.

Sabato 21 settembre, all'Auditorium del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" di Milano, nell’ambito della Milano Heart Week 2019, i membri del Gruppo sulla prevenzione digitale e i suoi advisor saranno presenti a un incontro per gli appassionati del mondo digital sul futuro delle innovazioni nella prevenzione cardiovascolare digitale, con alcuni dei massimi esperti di questo settore in continua crescita.


Riferimenti
1. Santoro E, Lovari A. Comunicazione, social media e sanità: un focus di ricerca.