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Scoperta la "firma" molecolare del tessuto che circonda l'aneurisma dell'aorta addominale

4 Aprile Apr 2019 0000 6 years ago
  • Gualtiero Colombo, Luca Piacentini, Rita Spirito, Pablo Werba

Lo studio del Centro Cardiologico Monzino identifica il gruppo di geni che caratterizza l’inizio e lo sviluppo della malattia. E apre la strada a nuove possibilità terapeutiche.


In Italia, colpisce quasi 90mila persone, soprattutto uomini, anziani, ipertesi e fumatori e, in caso di rottura, può avere conseguenze gravissime, fino a causare il decesso di circa 6mila persone ogni anno. È l’aneurisma dell’aorta addominale, una dilatazione (o rigonfiamento) di una porzione del tratto addominale dell'aorta (l’arteria principale del corpo che porta il sangue dal cuore a tutti gli organi). La dilatazione, che in genere non provoca sintomi, tende ad aumentare progressivamente. In corrispondenza del rigonfiamento, la parete dell’aorta può indebolirsi col tempo e la semplice pressione sanguigna, specie se elevata, può causarne la rottura. Perlopiù, la presenza di un aneurisma viene scoperta casualmente, in occasione di un'ecografia dell’addome (o una TAC o una Risonanza Magnetica) eseguita per altri motivi.

Un gruppo ricercatori del Centro Cardiologico Monzino IRCCS e dell'Università degli Studi di Milano ha scoperto la “firma molecolare” dell’aneurisma dell’aorta addominale: un insieme di geni, espressi nel tessuto adiposo che circonda l’aneurisma, coinvolti nell’esordio e nella progressione della malattia.


Pablo Werba

Luca Piacentini

Gualtiero Colombo

Rita Spirito

La scoperta permette di conoscere più a fondo i meccanismi implicati nella formazione dell’aneurisma e apre la strada a nuove possibilità di diagnosi e allo sviluppo di nuove terapie per questa patologia. Lo studio è stato pubblicato su Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology, una delle più prestigiose riviste scientifiche in ambito cardiovascolare, ed è stato realizzato in collaborazione tra l’Unità di Immunologia e Genomica Funzionale, l'Unità di Prevenzione dell’Aterosclerosi e l’U.O. di Chirurgia Vascolare.

Sappiamo che il tessuto adiposo che circonda i vasi sanguigni ha un ruolo rilevante nello sviluppo di molte malattie vascolari. Ci siamo dunque chiesti se avesse una funzione anche nell’aneurisma. Da qui ha preso inizio la nostra ricerca. Quello a cui miriamo è cercare di identificare alcune alterazioni molecolari del tessuto adiposo che avvolge gli aneurismi con lo scopo di rallentare farmacologicamente o addirittura di arrestare il loro sviluppo. Per riuscirci, dobbiamo acquisire una conoscenza approfondita della natura di queste alterazioni.

(Pablo Werba, responsabile dell'Unità di Prevenzione dell’Aterosclerosi del Monzino)

Le "firme" molecolari del tessuto malato

"Per questo, – spiega Luca Piacentini, biologo molecolare dell’Unità di Immunologia e Genomica Funzionale del Monzino. – abbiamo esaminato per la prima volta l’insieme dei geni espressi (il cosiddetto trascrittoma) dello strato adiposo intorno all’aneurisma dell’aorta addominale e lo abbiamo confrontato con il tessuto adiposo sano dello stesso paziente, Mai prima d’ora era stata condotta un’analisi genetica così estesa del tessuto adiposo perivascolare dell’aneurisma".

"Abbiamo così osservato, – continua Piacentini, – differenze nell'espressione di oltre 300 geni nel tessuto adiposo malato. E queste differenze aumentano di numero e di grado con l'aumentare del diametro dell’aneurisma. Così abbiamo individuato una vera e propria "firma" molecolare specifica che identifica il tessuto malato e lo differenzia da altri depositi di grasso. Lo studio ci suggerisce, in particolare, che questa combinazione di geni dall’espressione alterata è determinante non solo nell’esordio ma anche nella progressione della malattia".

Verso nuove soluzioni terapeutiche

I risultati suggeriscono che una risposta immunitaria anomala nel tessuto adiposo perivascolare è centrale per la formazione e la progressione dell’aneurisma. Si tratta di un’indicazione preziosissima perché, insieme alla firma molecolare, fa prospettare la possibilità di percorsi diagnostici personalizzati e apre la strada allo sviluppo di approcci terapeutici specifici, anche alternativi alla chirurgia. Tutto questo pone le basi per consentire alla ricderca di arrivare a un trattamento veramente efficace per questa malattia, troppo spesso sfuggente.

(Gualtiero Colombo, responsabile dell’Unità di Immunologia e Genomica Funzionale del Monzino)

"Al momento, – aggiunge Rita Spirito, responsabile coordinamento dell’attività clinico-scientifica dell’U.O. di Chirurgia Vascolare del Monzino, – i trattamenti disponibili per l’aneurisma dell’aorta addominale sono la chirurgia tradizionale 'a cielo aperto' con riparazione del vaso dilatato grazie all’inserimento di una protesi di materiale sintetico, e l’intervento endovascolare minivasivo, che permette di riparare il tratto di aorta danneggiato tramite un’endoprotesi (stent graft), inserita attraverso un’arteria periferica e fatta risalire tramite catetere fino a raggiungere l’aneurisma. La nostra scoperta potrebbe davvero aprire le porte alla ricerca di nuove modalità per intervenire nella formazione e nell’evoluzione degli aneurismi dell’aorta addominale".


Riferimenti
1. Piacentini L, Pablo Werba J, Bono E, Saccu C, Tremoli E, Spirito R, Ivanoe Colombo G. Genome-Wide Expression Profiling Unveils Autoimmune Response Signatures in the Perivascular Adipose Tissue of Abdominal Aortic Aneurysm. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2019 Feb;39(2):237-249. doi: 10.1161/ATVBAHA.118.311803.