Lo scompenso cardiaco si può curare con successo?
Risponde Massimo Mapelli, cardiologo dell'Unità scompenso, cardiologia clinica e riabilitativa
Lo scompenso cardiaco si può curare con successo con la terapia adeguata?
Non è semplice dare una risposta univoca a questa domanda perché "scompenso cardiaco" è un’unica espressione con cui indichiamo condizioni cliniche molto diverse fra loro, spiega il dottor Massimo Mapelli, specialista dell’Unità Scompenso, Cardiologia Clinica e Riabilitativa del Centro Cardiologico Monzino (nella foto). Esistono così diverse forme di scompenso, in particolare alcune hanno una manifestazione più acuta (ad esempio si sviluppano con un infarto acuto o con un’infiammazione del muscolo cardiaco, come accade durante le miocarditi), mentre altre insorgono in maniera più lenta e graduale fino a cronicizzarsi.
Nel primo caso l'instaurarsi di una terapia precoce può portare anche a una completa normalizzazione della funzione del cuore con una prognosi favorevole a lungo termine, talora persino senza necessità di proseguire terapie specifiche. Purtroppo, tuttavia, la maggior parte delle forme di scompenso che ci troviamo a vedere quotidianamente in corsia e nei nostri ambulatori appartengono alla seconda categoria, in cui si instaura un danno permanente a livello del cuore che può essere più o meno grave. I sintomi che ne scaturiscono vanno da una lieve mancanza di fiato per sforzi particolarmente intensi, fino a stadi più avanzati, che richiedono terapie endovenose aggressive e talora il ricorso a terapia di supporto, come per esempio il cuore artificiale.
Tutto ciò però non deve essere motivo di eccessivo sconforto, perché ad oggi disponiamo di un arsenale di terapie ed esami clinici molto potente per rallentare, e talvolta addirittura arrestare, la progressione dello scompenso.
Negli ultimi anni, dopo un periodo di stallo, sono stati introdotti farmaci innovativi per la cura dello scompenso cardiaco, e altri ancora sono in corso di sperimentazione clinica: siamo quindi attualmente in grado di garantire a moltissimi pazienti una vita pressoché normale, a patto di seguire nella vita quotidiana alcune semplici regole. Tra queste mi preme sottolineare in modo particolare il ricorso sistematico all'esercizio fisico aerobico regolare, prezioso per allenare i muscoli e l'intero organismo ad utilizzare meglio le (poche) risorse a disposizione. Nelle forme di scompenso in cui la capacità di pompa cardiaca è conservata, peraltro sempre più diffuse a causa dell'invecchiamento della popolazione generale, l'esercizio fisico regolare si è dimostrato un presidio persino superiore alla maggior parte delle terapie farmacologiche. Non stupitevi comunque se il vostro cardiologo sin dagli stadi iniziali della sindrome pretenderà di aumentare il più possibile la quantità di pastiglie che dovete assumere: quella contro lo scompenso è una dura battaglia e conviene mettere in campo tutte le forze sin da subito!