Mal di montagna: cos'è e, soprattutto, che fare?
Risponde il Prof. Giulio Pompilio
Nausea, vertigini, palpitazioni e un mal di testa martellante al salire della quota: sono i sintomi del mal di montagna acuto, che affligge alpinisti e appassionati di trekking. Un recente studio condotto su 332 partecipanti a una spedizione sull'Everest, coordinato dal Dr. Budda Basnyat dell’Unità di Ricerca Clinica Universitaria di Oxford e Kathmandu, ha evidenziato che il paracetamolo è altrettanto efficace dell'ibuprofene nel contrastare i fastidiosi sintomi e non presenta l'antipatico effetto collaterale di favorire bruciori e gastriti, aumentando l'iperacidità gastrica.
Il settimanale Starbene ha chiesto al Dr. Giulio Pompilio, Vicedirettore scientifico del Monzino, di commentare la notizia.
«Bisogna fare molta attenzione a non scambiare questi antinfiammatori e analgesici come la panacea per il mal di montagna. Si tratta di farmaci sintomatici che possono attenuare i disturbi, soprattutto mal di testa, ma non risolvono lo stress fisico legato alla rarefazione dell'ossigeno. Oltre i 3.000 metri d'altitudine, è d'obbligo procedere per gradi facendo un periodo di acclimatamento che può durare anche diversi giorni, in base all'età, all'allenamento e al proprio stato di salute. Niente ascensioni brusche dunque, ma dislivelli graduali, lasciando al corpo il tempo di adattarsi. Se si raggiunge una vetta o un rifugio, alla sera è bene tornare a dormire al campo base situato più in basso».
Per maggiori informazioni, leggi l'articolo di Starbene allegato di seguito