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La ricerca del Monzino all’ESC 2017: le cellule CD133+ da midollo nella cardiomiopatia ischemica refrattaria

Il Prof Giulio Pompilio, vicedirettore scientifico del Monzino, ha presentato i risultati dello studio di fase I/II RECARDIO, nella sessione Best Poster 5 all’ESC di Barcellona.

11 Settembre Set 2017 0000 7 years ago

Un crescente sottogruppo di pazienti con malattia coronarica avanzata che non può accedere a rivascolarizzazione interventistica presenta ischemia grave e sintomi di angina nonostante una terapia medica ottimale. Per questi pazienti, altrimenti privi di terapia efficace, la terapia cellulare sta emergendo come un'opzione terapeutica promettente, in particolare con cellule progenitrici derivanti dal midollo osseo (BM), come le cellule CD133+, grazie alla loro capacità di contribuire alla neovascolarizzazione.

Nella sessione Best Poster 5 del Meeting ESC 2017 di Barcellona, il Prof. Giulio Pompilio, Vicedirettore Scientifico del Monzino e Responsabile dell’Unità di Biologia Vascolare e Medicina Rigenerativa, ha presentato, – insieme al Dr. Corrado Carbucicchio e la Dr.ssa Valentina Catto dell’Area Aritmologia, al Dr. Fabrizio Celeste dell’UO Ecocardiografia, alla Dr.ssa Beatrice Bassetti dell’Unità di Biologia Vascolare e Medicina rigenerativa, – il riepilogo dei risultati a 3 e a 6 mesi dello studio di Fase I/II RECARDIO, nel quale è stato valutato se l'iniezione endocavitaria di cellule CD133+ derivate da midollo osseo autologo sia sicura e potenzialmente capace di migliorare i sintomi e l'ischemia miocardica, rispetto alla terapia medica standard, in pazienti con angina refrattaria e disfunzione del ventricolo sinistro senza possibilità di trattamento,. Lo studio è stato condotto in collaborazione con la Cardiologia e il Laboratorio GMP “S. Verri” dell’Ospedale San Gerardo di Monza e la Cardiologia dell’Ospedale Molinette di Torino.

Allo scopo sono stati arruolati 20 pazienti, suddivisi in un braccio di trattamento con iniezione percutanea endomiocardica di CD133+ in fluoroscopia nei territori ischemici del ventricolo sinistro (9 pazienti) e un braccio di controllo con terapia medica standard (11 pazienti). L’intera procedura di somministrazione è stata monitorata mediante ecocardiografia intracardiaca intraoperatoria. Inoltre, quando necessario, è stato utilizzato un mapping elettro-anatomico (CARTO) per meglio caratterizzare il substrato miocardico dell’area di interesse. Entrambi i gruppi sono stati valutati a 3 e 6 mesi per gli endpoint di sicurezza e efficacia.


Dopo 6 mesi di follow-up, la perfusione miocardica alla SPECT è risultata significativamente aumentata nei pazienti trattati rispetto ai controlli, in termini di riduzione del summed stress score (SSS) e del summed difference score (SDS) (p <0,05). Allo stesso modo, il CCS angina score è migliorato significativamente nei pazienti trattati, ma non nei controlli (p <0.01 ).


Lo studio ha dimostrato che il trattamento endomiocardico con cellule CD133+ è sicuro e promettente in termini di risultati clinici e di perfusione nei pazienti con cardiomiopatia ischemica refrattaria. Per questa ragione, gli Autori raccomandano che questa strategia terapeutica sia testata quanto prima in studi più ampi.

Riferimenti

  • Pompilio G, Bassetti B, Catto V, Bestetti A, Righetti S, Celeste F, Parma M, Agostoni PG, Atsma DE, Scacciatella P, Achilli F, Gaipa G, Carbucicchio C. Endocavitary injection of bone-marrow-derived CD133+ cells in ischemic REfractory CARDIOmyopathy (RECARDIO trial). European Heart Journal, Volume 38, Issue suppl_1, 1 August 2017, ehx504.P4240.