I danni al cuore della chemioterapia
Le novità dalla ricerca raccontate dal Prof. Pompilio
Il 35% dei pazienti oncologici sviluppa problemi cardiovascolari a causa dei trattamenti antitumorali. «Grazie all’impegno di medici e ricercatori, oggi siamo in grado di prevenire lo scompenso cardiaco dopo la chemioterapia e dare risposte terapeutiche più adeguate a chi manifesta segnali di danno miocardico. Ma con la forza della ricerca vogliamo fare di più», dichiara il Prof. Giulio Pompilio, Vice direttore scientifico del Monzino, che di seguito racconta le novità del Centro Cardiologico in questo ambito.
Il Centro Cardiologico Monzino insieme all’Istituto Europeo di Oncologia ha avviato un programma di ricerca sperimentale congiunto, con tre obiettivi: perfezionare i modelli di ricerca utili a comprendere meglio i meccanismi di danno cardiaco generato da farmaci chemioterapici, sperimentare nuove terapie e scoprire nuovi biomarcatori per una diagnosi sempre più precoce.
Al Monzino, come prima attività, abbiamo messo a punto un modello sperimentale animale che ci ha permesso di analizzare nei dettagli il danno indotto dalla chemioterapia su entrambi i ventricoli cardiaci, mentre in precedenza ci si era prevalentemente focalizzati sul ventricolo sinistro. Questo modello ci fornisce anche un banco di prova riproducibile per nuovi farmaci in fase di sperimentazione.
La seconda linea di ricerca è indirizzata allo studio di biomarcatori innovativi, molecole presenti nel sangue in grado di rivelare il danno cardiaco quando è ancora in fase precocissima, e quindi le possibilità di intervento garantiscono risultati migliori. In quest’ambito al Monzino abbiamo perseguito tra i primi al mondo la ricerca sulla capacità diagnostica dei microRNA periferici. In particolare li stiamo testando in pazienti dopo chemioterapia per comprendere se riusciamo a predire in quali casi si verificherà una lesione del tessuto miocardico e, ancor più, lo scompenso cardiaco.