Come funziona la OCT, tomografia a coerenza ottica
L’Optical Coherence Tomography (OCT) si basa sull’interferometria a bassa coerenza, il cui principio di funzionamento è simile a quello dell’ecografia.
A differenza di quest’ultima, però, l’interferometria sfrutta la riflessione di onde luminose da parte delle diverse strutture biologiche invece che la riflessione delle onde acustiche, consentendo una risoluzione di 10-20 µ, contro i 110-300 µ degli ultrasuoni.
Le immagini vengono generate per rifrazione: una sorgente luminosa (diodo) produce un fascio di luce con lunghezza d’onda = 1280-1300 nm.
Quando il fascio di luce incontra del materiale biologico, vi produce un’oscillazione alla stessa frequenza dei fotoni incidenti. Tale oscillazione induce a sua volta l’emissione di fotoni che vengono intercettati da un interferometro, che processa il segnale generando l’immagine.
L’OCT è una tecnica invasiva, dal momento che il segnale ottico generato dev’essere condotto via catetere in corrispondenza dell’area da esaminare. La luce rifratta viene poi captata dalla stessa sonda che ha inviato il segnale, ed è trasmessa all’interferometro.
In cardiologia, l’OCT visualizza il lume e le pareti delle strutture vascolari ed è in grado di identificare in modo più accurato trombi, depositi di calcio, lo spessore del cappuccio fibroso della placca, dissezioni, prolasso della placca, malposizionamento dello stent, ecc. La capacità dell'OCT di penetrare e delineare il calcio intravasale rende questa tecnica adatta a guidare strategie interventistiche complesse anche in vasi con calcificazioni superficiali.
Nelle sale di emodinamica del Centro Cardiologico Monzino, è installato dal 2015 un sistema OCT ST Jude Optis Integrated, che combina la coronarografia con l'OCT intravascolare ad alta definizione, in grado di ottenere immagini con una risoluzione a livello cellulare (NB: lo schema qui accanto è solo esemplificativo e non raffigura le effettive apparecchiature installate al Monzino).