Artemis 4554: conclusa la missione scientifica ad alta quota in collaborazione tra l’Aeronautica Militare e il Monzino
Si è conclusa con successo la missione scientifica Artemis 4554, realizzata in collaborazione tra l’Aeronautica Militare e il Centro Cardiologico Monzino, in occasione del centenario del Servizio Sanitario dell’Aeronautica.
Un team di cinque ricercatori – Dr. Carlo Vignati, Dr. Massimo Mapelli, Dr.ssa Elisabetta Salvioni e Dr.ssa Irene Mattavelli, guidato dal Prof. Piergiuseppe Agostoni, Direttore dell’Unità Operativa Scompenso e Cardiologia Clinica e Riabilitativa Monzino – ha raggiunto i 3.647 metri della Capanna Giovanni Gnifetti, sul Monte Rosa, per affiancare circa 40 militari coinvolti nella spedizione.
All’interno di un container-laboratorio posizionato nei pressi del rifugio, un sottogruppo selezionato di partecipanti è stato sottoposto a cardiopulmonary exercise testing (CPET), per misurare parametri come il VO₂ di picco, la ventilazione e la capacità di esercizio. Accanto al CPET, sono stati utilizzati strumenti non invasivi per un'analisi ancora più approfondita:
- PhysioFlow, per la stima del volume sistolico (stroke volume);
- NIRS (Near-Infrared Spectroscopy), per la valutazione dell’estrazione periferica di ossigeno da parte dei muscoli.
Lo scopo della missione è stato valutare la risposta cardiorespiratoria all’alta quota, condizione ambientale estrema che rappresenta un banco di prova ideale per studiare l’adattamento dell’organismo, in soggetti sani ma con possibili importanti ripercussioni anche su pazienti cardiopatici.
È inoltre prevista una terza fase del progetto, che si svolgerà nella camera ipobarica dell’Aeronautica Militare, dove sarà possibile simulare la quota in un ambiente controllato. L’obiettivo sarà confrontare gli effetti dell’ipossia acuta simulata con quelli osservati in quota reale, valutando in particolare le differenze tra un’esposizione iperacuta (in laboratorio) e una subacuta (in montagna, dopo 1-2 notti di acclimatamento), per comprendere più a fondo i meccanismi di adattamento fisiologico all’alta quota.
Una collaborazione istituzionale e scientifica d’eccellenza, che guarda al futuro della medicina ambientale.
