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Con il caldo il cuore è più a rischio?

Risponde su Corriere Salute il dottor Mauro Pepi

16 Agosto Ago 2020 0000 4 years ago

Con il caldo, cosa succede al cuore? Chi è cardiopatico a più a rischio? Risponde sulle pagine di Corriere Salute il dottor Mauro Pepi, Direttore Area Clinica del Monzino.

Partiamo dagli effetti che il caldo produce sul sistema cardiovascolare: l’alta temperatura determina vasodilatazione a livello sia delle arterie (con conseguente calo della pressione arteriosa) sia delle vene (nei soggetti predisposti e in chi ha problemi venosi o gonfiore agli arti inferiori). Inoltre una maggiore sudorazione nel periodo estivo può indurre disidratazione: per questo si consiglia sempre di bere molta acqua e di assumere sali minerali.

Una persona sana non ha significativi problemi, fermo restando il buon senso di non esporsi a colpi di calore, mentre è naturale che gli effetti del caldo siano più marcati in chi ha, di base, livelli di pressione arteriosa bassi. Non si consigliano in genere farmaci, ma solo idratazione e, se si avverte la sensazione di svenimento, meglio sedersi o sdraiarsi all’ombra con le gambe sollevate.

Nei cardiopatici, in particolare nei pazienti con patologia coronarica, la vasodilatazione indotta dal caldo non è un effetto preoccupante (viceversa il freddo intenso in inverno provocando vasocostrizione può favorire ischemia durante uno sforzo fisico). L’ischemia infatti è in genere determinata da una o più stenosi (restringimenti) dell’albero coronarico e si manifesta prevalentemente durante esercizio fisico quando la richiesta di sangue al muscolo cardiaco è più elevata.

Naturalmente nei pazienti cardiopatici, in base alla severità della patologia e alla terapia in atto, il medico può consigliare eventuali adattamenti del dosaggio dei farmaci se nel periodo estivo insorgono cambiamenti nella sintomatologia o nella pressione arteriosa. Agli ipertesi per esempio, in cura con gli appositi farmaci, può essere consigliato di ridurre il dosaggio dei medicinali se la pressione si abbassa troppo.

Per quanto riguarda le aritmie, infine, dobbiamo distinguere aspetti di adattamento del tutto fisiologico (il caldo, determinando abbassamento della pressione arteriosa, può facilitare come riflesso indotto tachicardia) da un aumento del cardiopalmo («palpitazione») in pazienti con vari tipi di aritmie. In estate, infatti, può abbassarsi il potassio e l’ipopotassiemia facilita le aritmie e quindi è buona regola idratarsi e assumere sali minerali. Nei pazienti che soffrono di aritmie, se il cardiopalmo peggiora o si manifesta è bene parlarne con il proprio medico curante che deciderà se controllare gli esami del sangue e se è necessario eseguire controlli strumentali.

Insomma, «effetti attesi» in estate e che tutti sperimentiamo come uno stato di debolezza generale (astenia), una pressione arteriosa più bassa e la sensazione di battito più frequente sono da considerarsi come normali adattamenti al caldo. Chi soffre di patologie cardiache deve però avere qualche attenzione in più: evitare l’esposizione eccessiva al sole, idratarsi abbondantemente, riposare nelle ore calde e adattare la terapia, se necessario e sempre consultando il proprio medico.


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