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Tac coronarica, a cosa e quando serve?

Risponde Mauro Pepi, coordinatore Imaging Cardiovascolare

6 Settembre Set 2017 0000 7 years ago

Sono un uomo di 57 anni e ultimamente ho accusato dolori al petto, come un’oppressione che insorge soprattutto dopo aver fatto sforzi. Dopo un test da sforzo risultato dubbio, il cardiologo mi ha prescritto una tac coronarica, ma francamente sono preoccupato per le radiazioni. Il mio timore è giustificato? Se sì, ci sono esami alternativi affidabili?

Alessandro

Il suo medico ha prescritto in modo molto appropriato la TAC coronarica, assicura il Dottor Mauro Pepi, coordinatore Area Iamging del Centro Cardiologico Monzino. Questo esame infatti ha indicazioni molto precise e non deve essere eseguito se altri test che non utilizzano radiazioni (come per esempio l’elettrocardiogramma da sforzo, o l’eco da sforzo) sono sufficienti a escludere o confermare la patologia.

Quando però, come nel suo caso, ci sono i sintomi che fanno sospettare una malattia coronarica e il test da sforzo da lei eseguito è risultato dubbio, la TAC coronarica è un esame assolutamente appropriato e capace di confermare o escludere la patologia coronarica. In tal caso, quindi, l’utilizzo di radiazioni è giustificato. Su questo secondo aspetto inoltre è importante ricordare che negli ultimi anni le dosi di radiazioni per eseguire la TAC coronarica sono state ridotte moltissimo e attualmente, grazie alle moderne tecnologie, si è riusciti ad eseguire esami con dosi molto basse che non comportano rischi per il paziente.

Oggi questo esame è in grado di fornire non solo dati anatomici, vale a dire il grado di restringimento (stenosi) delle coronarie, ma anche dati di flusso-perfusione delle coronarie stesse. In altre parole, la TAC non solo rileva la stenosi, ma riesce anche a dirci se la stenosi determina una riduzione significativa di flusso sanguigno.

Tutte queste informazioni che la TAC coronarica ci fornisce rendono l’esame completo e permettono in alcuni casi (sino al 30%) di evitare l’esame coronarografico invasivo.

Questa risposta è pubblicata su Repubblica Salute dove il Dottor Mauro Pepi ha una pagina all'interno della nuova sezione dedicata alle domande dei lettori.