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Curare la valvola mitrale con un “CLIP”

Cosa succede quando è la valvola mitrale ad ammalarsi?

14 Giugno Giu 2016 0000 8 years ago

Una minuscola graffetta per riavvicinare i lembi della valvola mitrale quando non tiene più come dovrebbe, e si inserisce senza ricorrere a intervento chirurgico a cuore aperto ma attraverso un catetere: è il sistema mininvasivo più famoso per riparare la valvola mitrale e si chiama MitralClip.

Ma partiamo dall’inizio. La valvola mitrale è la struttura cardiaca che ha il compito di tenere separati l'atrio dal ventricolo di sinistra. Aprendosi permette al ventricolo di riempirsi del sangue proveniente dall’atrio. E proprio quel sangue, ricco di ossigeno, sarà mandato in circolo in tutto il corpo attraverso l’aorta.

In un cuore sano la valvola mitrale divide perfettamente l’atrio sinistro dal ventricolo sottostante. Ma anche la valvola mitrale, come le altre valvole cardiache, può deteriorarsi. La condizione patologica più comune a cui può andare incontro è l'insufficienza mitralica e si verifica quando la valvola non si chiude in modo completo e di conseguenza parte del sangue, anziché essere spinto dal ventricolo sinistro nell’aorta, ritorna indietro nell'atrio.

Abbiamo chiesto al Dottor Marco Zanobini, cardiochirurgo del Monzino di spiegarci esattamente di che si tratta.

A cosa è dovuta l’insufficienza mitralica?

Può essere la conseguenza di una malattia ischemica, vale a dire un’occlusione delle arterie coronarie da parte di depositi di colesterolo, oppure può essere l’esito di una malattia degenerativa, che col tempo ha alterato la struttura valvolare. Ad ogni modo, indipendentemente dalla causa, l’insufficienza mitralica determina un affaticamento del cuore, che col tempo può portare scompenso cardiaco, o anomalie del ritmo come la fibrillazione atriale.

Come si riconosce l’insufficienza mitralica?

Spesso non presenta sintomi fino all'insorgenza di scompenso cardiaco, un’evoluzione che spesso è molto lenta, e non necessariamente avviene. Quando presenti comunque, i sintomi tipici sono astenia, difficoltà a respirare, ma anche cardiopalmo, dovuto alle concomitanti aritmie cardiache, come la fibrillazione atriale appunto. Anche in assenza di sintomi, una semplice visita medica può rilevare un soffio cardiaco, che è il principale segno clinico della malattia. Per confermare la diagnosi, l'indagine strumentale più adeguata è l'ecocardiogramma, che permette anche di valutarne la gravità. Altre indagini utili in questo senso sono l'Rx del torace, l'elettrocardiogramma e l'angiografia coronarica.

Come si cura?

Il trattamento dell’insufficienza mitralica può essere medico o chirurgico, in funzione della gravità dei sintomi e dell’avanzamento della malattia. Con lo sviluppo di nuovi sistemi minimamente invasivi, oggi anche i pazienti per cui un tempo la chirurgia sarebbe stata considerata troppo rischiosa, hanno a disposizione nuovi approcci di intervento: procedure di tipo percutaneo, e cioè senza apertura del torace. La più comune e impiegata è proprio a MitralClip

La MitralClip

Di che si tratta, esattamente?

È un sistema che permette di riparare la valvola mitrale grazie all’applicazione una piccola clip che avvicina i lembi della valvola permettendo così di riavvicinarsi. L’applicazione avviene in anestesia generale, tramite una guida introdotta dalla vena femorale destra che, con monitoraggio ecocardiografico, viene condotta fino all’atrio sinistro dove il dispositivo viene impiantato. Il paziente viene dimesso dopo 1 o 2 giorni.

Quali sono i benefici per il paziente?

L'approccio per via percutanea permette di ridurre il rigurgito mitralico a "cuore battente", vale dire senza dover fermare il cuore del paziente e aprire il torace. Questo implica una riduzione delle complicanze postoperatorie e un impatto più lieve sulla qualità della vita.

A chi è indicato questo tipo di procedura?

Stabilire il rischio chirurgico di un paziente è un procedimento delicato e complesso, che richiede un approccio multidisciplinare, che al Monzino portiamo avanti da sempre in cui sono coinvolti il cardiochirurgo e il cardioanestesista insieme al cardiologo clinico, ecocardiografista e cardiologo interventista: collegialmente valutiamo le condizioni particolari di ciascun paziente e soppesiamo caso per caso i rischi e i benefici che fanno optare per un approccio chirurgico o percutaneo.

Che risultati ha mostrato fino ad ora?

La clip ha iniziato a entrare nella pratica clinica nel 2008 ed è disponibile in circa trenta Paesi. Con più di 9.000 pazienti trattati fino ad oggi, ha dimostrato di saper garantire una prolungata sopravvivenza e una buona qualità di vita a pazienti per i quali in passato era riservata la sola terapia medica. Le nuove tecnologie percutanee hanno al momento un ruolo complementare a quello della chirurgia, ma a mio avviso in un futuro prossimo permetteranno di trattare la totalità della patologia mitralica in modo sempre meno "aggressivo" per il paziente e, come sempre ci si propone nella ricerca medica, con risultati sempre più vicini a quelli ottenuti con gli interventi chirurgici tradizionali.


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