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Facilitare l'accesso alle terapie innovative per i pazienti con valvulopatie cardiache

L’impegno della Società Italiana di Cardiologia con il programma “One valve, one life”

21 Dicembre Dic 2015 0000 8 years ago
  • Antonio Bartorelli

Migliorare gli standard di cura per le malattie delle valvole cardiache e favorire, per i pazienti ad alto rischio, l'accesso a terapie alternative all'intervento a cuore aperto. Sono questi i primi due obiettivi del programma “One valve one life” promosso dalla Società italiana di Cardiologia (SIC) in occasione del 75esimo Congresso Nazionale, che si è tenuto a Roma dall’11 al 14 dicembre scorsi.

 

Nel mondo oggi più di una persona su otto, dopo i 75 anni, soffre di una malattia delle valvole cardiache. In Italia sono circa un milione le persone che necessitano di un intervento, eppure almeno un terzo non ha accesso alla terapia transcatetere, ritenuta sicura e ben tollerabile da numerosi studi internazionali.

 

Ma come si svolgono questi interventi? «Si entra con un catetere attraverso l’arteria del braccio o dell’inguine e si raggiunge la valvola interessata, sulla quale viene posizionata una clip (Mitraclip per la mitrale, TAVI per la valvola aortica) che permette di correggere il problema, favorendo così il fisiologico movimento valvolare», spiega il Prof. Antonio Bartorelli, Responsabile della Cardiologia Interventistica dell’IRCCS del Centro Cardiologico Monzino. «Con questo intervento si è dimostrato un netto miglioramento della qualità e degli anni di vita di questi pazienti che, se trattati con la sola terapia farmacologica, non risolvevano problemi, come la mancanza di fiato o gli svenimenti improvvisi provocati da questi difetti valvolari».

 

“One valve one life” è il primo programma italiano voluto dalla Società Italiana di Cardiologia per favorire una corretta informazione, promuovere la diffusione delle terapie transcatetere e garantire ai pazienti l’accesso a queste procedure salvavita nelle strutture ad alta specializzazione, come il Centro Cardiologico Monzino.

 

Prof. Antonio Bartorelli